Ecco i passi più salienti dell’agghiacciante
lettera che Francesco Montanari ha scritto pochi giorni prima di togliersi
la vita.
Coloro i quali detengono le leve
del potere faranno tutto il possibile per farmi passare per matto o anormale.
Mi sembra di sentirli: «Se avesse avuto un po' di testa non si sarebbe
ammazzato!». E invece è proprio il contrario! Mi ammazzo perchè
so valutare la sora Morte nella maniera giusta - e non come la dipingono
i preti o quelli che dicono di credere in Dio -, perchè ho dignità,
moralità, sensibilità e coraggio, per cui in questo letamaio
pieno di miserie, ingiustizie e violenza, dove comandano i ladri, i delinquenti,
i mafiosi, si potranno trovare bene i loro compari, gli incoscienti, gli
irresponsabili e le pecore, ma non il sottoscritto. Ho sempre lottato per
il bene del mio paese e non per il mio personale. Ma con quali risultati?
Siamo andati sempre di male in peggio. Quando erano tutti fascisti io ero
uno dei pochi che non erano d’accordo con “Il Duce ha sempre ragione”.
Poi durante la guerra sono stato un Comandante Partigiano. Ma di poco merito.
Perchè non ero comunista.
Quasi subito dopo il 25 aprile '95
mi accorsi che gli antifascisti, quelli per cui avevo rischiato tante volte
la vita, facevano peggio dei fascisti. E così, rinunciando a prerogative
e privilegi favolosi (nel ‘47 ero Direttore del Consorzio Idraulico e di
Bonifica di Cesena: guadagnavo 50 mila lire al mese e credo fosse tra quelli
dei funzionari pubblici lo stupendo più alto di tutta la provincia
di Forlì) lasciai l’Italia e approdai nei lidi - allora ridenti
e beati del Venezuela.
Di tutte le umiliazioni e mortificazioni
che ho dovuto sopportare in questo trentennio, le peggiori sono dovute
alla negligenza e alla trascuratezza che i vari governi d'Italia (ne ho
contati 55!) hanno sempre dimostrato verso gli italiani residenti all'estero,
che sono gli unici emigranti (per volontà dei comunisti e per la
pusillanimità o dappocaggine dei democristiani) senza il diritto
di voto. Di tutti i nostri cosiddetti «onorevoli», l'unico
che si è battuto per farci riconoscere i nostri diritti è
Mirko Tremila... Che Dio, oppure Giove, l'abbia in gloria!
Gli italiani sono un branco di pecore
che hanno consegnato il loro «scarso cervello» all'ammasso
del partito o del prete, si fanno tosare, castrare o macellare senza mai
reagire. Dunque ormai provo nausea a vivere in questa ripugnante società
di ladri, di delinquenti e di pecore. Perciò vi dico: «Io
non ci sto più». E tolgo il disturbo.
Il mio non è un gesto inconsulto
ma un gesto di protesta nei riguardi dei principali responsabili di questo
sfascio morale e materiale dell’Italia: politici, sindacalisti, preti e
donne.
Vi saluto tutti amici e nemici.
E vi prometto che se di là si sta peggio che di qua, vi scriverò.
Ma, se non riceverete niente, vuol dire che si sta meglio. Comunque vi
assicuro, fin d'adesso, che là non incontrerete mai delle brutte
facce che non sanno minimamente cosa sia la giustizia e il senso umanitario.
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